venerdì 14 novembre 2014

Il TG4 e Rosetta, lettera aperta al Sig. Buffa


Devo dirlo, guardare questi 90 secondi intrisi di ignoranza mi ha lasciato deluso. Deluso non tanto dalle sue affermazioni, ma dall'ennesima riprova di un triste primato: in Italia la scienza pura (e non quella applicata agli Iphone) è trattata come una cosa inutile, una setta creata con l'unico scopo di compiacere quelle "poche persone" che sono interessate a questi eventi.
Mio caro Sig. Buffa, io non critico la sua laurea in giornalismo, e non critico neppure la sua carriera, ma la critico perchè, in un  gran giorno per l'esplorazione spaziale (e per l'Italia), lei ha deciso di produrre questo servizio, senza minimamente informarsi sull'argomento.
Perchè le sarebbe bastata un'ora, un infinitesimo rispetto alla durata della missione Rosetta, per scoprire che tutte le comete, molti pianeti, e tutti gli asterodi (o meglio, "i misteriosi asteroidi", come lei li definisce) sono solo dei semplicissimi (a suo modo di dire) sassi polverosi. Sassi polverosi che non saranno belli a vedersi come un video di Belen o come una punizione di Messi, ma che ci permettono di scoprire cosa potremmo trovare nel "grande vuoto" che circonda il nostro piccolo pianeta, e che potrebbero aiutarci, un giorno, a trovare un altro pianeta da colonizzare.
La sua critica alla missione, però, non si è fermata alla "fine del sogno" sulle comete, si è spinta anche più avanti, lanciando due feroci strali: uno sui costi della missione, l'altro sull'utilità di quest'ultima.
La sua valutazione sui costi, a mio modo di vedere, è totalmente errata; lei afferma che la missione "ci è costata finora ben 100 milioni di euro", ma forse non sa che le spese di una missione spaziale sono principalmente due: la costruzione del modulo e il lancio nello spazio, che è avvenuto la bellezza di 10 anni fa. Ebbene, andando a cercare negli archivi storici, in questi 10 anni non ho trovato nessuna alzata di scudi contro la spesa per il lancio di questo modulo nello spazio, che vorrei farle notare è costato allo stato italiano la bellezza dello 0,0073 % del PIL del 2004 (fonte: http://it.kushnirs.org/macroeconomia/gdp/gdp_italy.html). Un costo minimo, paragonabile al bilancio di una squadra di calcio di serie A, e un valore che se ridistribuito alla popolazione italiana avrebbe portato nelle tasche di ognuno di noi la bellezza di 1 euro e 60 centesimi (praticamente, due caffè in un anno).
Tutto questo a cosa servirebbe? A cercare di far luce sull'evento più importante di tutti: la nascita della vita sulla terra. Perchè la mia e la sua presenza su questa terra si ricollegano alla nascita di un semplice batterio, senza il quale questa terra non sarebbe altro che un sasso con dell'acqua. Cercare di scoprire da dove veniamo (scientificamente parlando), una delle domande più importanti dell'intera esistenza umana, il tutto al costo di due caffè. Direi che il gioco vale la candela.
La sua frase "e fa quasi male sapere che il trapano è stato costruito in Italia", poi, mi pone altri seri dubbi sull'importanza che viene data alla scienza in Italia. Le rammendo che l'agenzia spaziale italiana, oltre a produrre questi orribili e malvagi trapani che sono a tutt'oggi grandi opere di ingegneria, ha contribuito a svariate missioni internazionali, producendo moduli ad alto livello di ingegneria quali radar, spettrometri, laboratori e molto altro (http://it.wikipedia.org/wiki/Agenzia_Spaziale_Italiana), il che la pone ad essere una delle eccellenze italiane, parificabile alle pluricitate cucina, moda, lusso, ecc...
Liquidare questo grande passo nell'esplorazione spaziale con questo servizio è uno schiaffo al futuro dell'Italia scientifica: pensi a quanti ragazzi avrebbero potuto, vedendo le REALI gesta della missione, appassionarsi alle materie scientifiche e diventare in un futuro quegli uomini di scienza che fino al sedicesimo secolo sono stati motivo di vanto per la nostra nazione e che ora, nella migliore delle ipotesi, sono costretti a scappare all'estero.
Alla luce di tutto questo, le chiedo gentilmente di fare più attenzione nella produzione dei suoi prossimi articoli scientifici, perchè è grazie all'interesse verso la scienza di alcune persone che lei può mostrare il frutto del suo lavoro attraverso le onde radio.
Cordiali saluti
Matteo Vago*

*Ingegnere chimico ventiseienne e collaboratore esterno del blog "Cogito ergo sum"

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